L’INSEDIAMENTO UMANO
Le informazioni sono tratte dal libro promosso dall’associazione di volontariato OaSì – Insieme per le valli APS dal titolo – “MONTEBELLO – à stìmi bèn insèn” disponibile al link: https://www.amazon.it/dp/B0BPGGCRRX
FAGNANO
Queste erano terre buone con le case vicine e ben collegate a Montebello, per questo abitate fino al 1970.
La foto degli anni ‘80 mostra il borgo già in rovina, ma si vedono ancora gli edifici principali che costituivano il complesso.
La vita delle famiglie, come nelle altre case sparse, era scandita dalla luce del giorno; facevano una colazione abbondante la mattina, poi mangiavano una volta alle 4 del pomeriggio e avevano il tempo di iniziare le veglie non oltre alle 7 di sera così da poter andare a dormire prima delle 9.
Nella foto si vede l’unica casa originale rimasta in piedi e si può osservare il forno dove, ogni 10 giorni, le due famiglie assieme facevano il pane in modo da consumare meno fascine di rovi e ginestre secche.
A Fagnano si produceva un vino di ottima qualità, ricercato dall’osteria di Montebello e dato anche ai Canducci della vicina Pian di Porto per migliorare il vino delle loro vigne su terreni argillosi e male esposti. Si produceva grano, foraggio, granoturco, orzo, c’erano alberi da frutta e le bestie. I capponi più belli venivano dati al padrone di cui erano mezzadri con regole oggi improponibili. In generale il padrone portava i concimi, le sementi, il solfato o poco altro, il cui costo veniva diviso in percentuale fra padrone e mezzadri assieme ai raccolti, 60% al padrone, 40% ai mezzadri.
IL FOLLETTO
Nelle veglie, i vecchi raccontavano “al fòli” ai bambini, le più caratteristiche di Fagnano riguardavano il folletto che sentivano battere e ridere nella stalla per spaventare le bestie, descritto come un bambino vestito di rosso con un cappuccio in testa.
“In molti dicevano che il folletto di Fagnano veniva dal castello…. Si diceva che il folletto di Fagnano si spostava dal castello e viceversa, nessuno l’aveva mai visto in giro e allora ci doveva essere per forza un passaggio segreto”.
LA GRANDE GROTTA
Nei ricordi di chi ha vissuto, quella grotta esiste da sempre. Stando al tipo di mattoni con cui è rivestita in parte, qualcuno ha azzardato che potrebbe risalire al medioevo ma non si sa con certezza quali origini abbia. Quello che si racconta ancora è che la grotta era asciutta, fresca d’estate, calda d’inverno ed era ideale per tenere il vino e l’acqua in fresco, conservare i salami la legna e le pannocchie.
Durante i bombardamenti nella seconda guerra si racconta che nella grotta si erano rifugiati molti abitanti di Montebello che al loro ritorno si sarebbero aspettati di trovare tutto distrutto, invece le case erano quasi intatte e non ci furono vittime civili.
Sopra la grotta da tempi immemorabili c’è la grande quercia che non è mai stata toccata da nessuno, escluso un fulmine che l’aveva colpita.”
IL GRANDE CIPRESSO
Il borgo è sorvegliato da un grande cipresso riprodotto nello splendido dipinto di Tommaso Molari di un secolo fa dove appare con le stesse dimensioni di oggi.
Una veloce datazione sulla base del diametro del troco lascia presumere 2/3 secoli di vita.
LA FURNASELA
Durante alcuni lavori di ampliamento e sistemazione della strada nel 1963 era stata scoperta una cavità nella scarpata di cui non si conosceva l’esistenza perché interamente sepolta.
Si trattava di una struttura intatta a forma di cono rovesciato con l’apertura in alto piena di cocci che fu chiamata “la furnasela” di cui oggi ne rimane meno della metà.
I pareri sulla funzione della furnasela sono diversi.
C’è chi dice servisse a cuocere il gesso, i mattoni o le pietre per la calce e sulle pareti laterali si possono ancora osservare le tonalità rossicce dell’argilla cotta.
È presumibile che nel cono rovesciato descritto venissero depositati dall’alto i diversi strati di calcare/argilla/gesso alternati a carbone o legna.
Una volta riempita, la furnasela poteva essere accesa a fuoco lento attraverso una qualche apertura sul fondo in modo da mantenere una temperatura non troppo alta per i giorni necessari a cuocere i materiali.
Senza alcuna presunzione archeologica, confrontando ciò che rimane del manufatto di Fagnano con lo schema di una fornace usata fino dal medioevo si osservano diversi elementi di compatibilità.
Le informazioni sono tratte dal libro promosso dall’associazione di volontariato OaSì – Insieme per le valli APS dal titolo:
Oasi di Torriana Montebello – Valore ed etica di un territorio
Gheppio: Falco tinnunculus
Piccolo falco stanziale, ali appuntite e coda stretta. Quando caccia effettua frequentemente “lo spirito santo” oppure rimane appollaiato su un posatoio, come un palo, una pianta oppure un filo del telefono. La sua frequenza in Oasi Torriana-Montebello è garantita, oltre che dalla sua grande adattabilità a diversi tipi di ambiente, anche dalla presenza delle sue prede come piccoli mammiferi, insetti, lucertole e serpenti. Nidifica nei nidi abbandonati di corvidi, nelle cavità degli alberi e nei luoghi scoscesi.
Orbettino: Anguis veronensis
Questo particolare sauro dall’ aspetto serpentiforme ha un’indole piuttosto schiva e abitudini che lo portano ad essere molto elusivo. Confondibile con la Luscengola, anch’essa presente nell’oasi ma distinguibile da questa soprattutto per la mancanza di arti atrofici portanti tre dita e l’assenza di una evidente apertura timpanica esterna.
Euplagia quadripunctaria
La falena tigre ha una dieta complessa in base agli stadi larvali, si nutre di ortiche, tarassaco e plantago nelle prime fasi e poi muta la dieta nutrendosi di altre essenze quali Edera, Echium ecc. Inclusa nell’allegato “Specie ad interesse comunitario che richiedono la designazione di zone speciali per la conservazione” Curiosità : Questa specie è una grande attrattiva turistica nell’ isola di Rodi, dove tutti gli anni tantissimi fotografi si recano per ammirare e immortalarne il fenomeno di aggregazione, quale meraviglioso spettacolo naturale.
La moscaria: Ophrys insectifera
È la più piccola orchidea appartenente al genere ophrys, il fusto eretto può raggiungere un’altezza di 40 cm. La sua caratteristica principale è quella dei suoi fiori che assomigliano a degli insetti. L’ impollinazione è strettamente legata all’imenottero Argogorites mistaceus. Fiorisce nella tarda primavera su terreni magri, sia in ambienti aperti che in boschi ombrosi.
I VIDEO
I video sono realizzati dall’associazione OaSì – insieme per le valli attraverso l’attività dei soci per il monitoraggio della fauna con l’utilizzo delle fototrappole sul territorio.
OaSì APS – Insieme per le valli. Uniti per la difesa dell’area dell’Oasi di Torriana e Montebello.
Copyright © 2023 Oasì – Insieme per le valli. All Rights Reserved. p.iVA 91183890408